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Catechismo Giovani

CATECHISMO GIOVANI

Nell’annunciare Gesù a giovani e bambini si presentano alcune difficoltà per i catechisti che è bene prevedere tempestivamente per poterle meglio affrontare. Una difficoltà è dovuta al fatto che i ragazzi non riescono a stare attenti per molto tempo. Chi annuncia perciò deve evitare lungaggini e astrattezze soprattutto quando le circostanze esterne o le condizioni atmosferiche non sono favorevoli.

Talvolta l’annuncio catechistico trova ostacolo in certe nozioni e affermazioni erronee che i ragazzi hanno acquisito dall’ambiente. In tali casi si eviterà di evidenziare il contrasto tra la verità e le informazioni erronee ricevute dal fanciullo e ci si limiterà a precisare che “forse con quelle affermazioni volevano dire che …”.

Soltanto in casi di grave ed inconciliabile travisamento della verità (ad esempio quando si afferma che Gesù è come un mago, un medium, è uno che punisce o che si vendica, ecc.) si dirà perentoriamente che sono errori inconciliabili con l’autorevolezza indiscutibile dei Vangeli.

DOMANDE DEI RAGAZZI

Quando i giovani cristiani chiedono spiegazioni su particolari non forniti dai testi ispirati né da fonti storiche sicure, si deve evitare di assecondare la loro curiosità attingendo a fonti indebite (apocrifi, arti figurative, rivelazioni mistiche, ecc.) perché queste allontanano dalla figura reale di Gesù.

Un catechista corretto risponde semplicemente che “non si sa” (almeno fino a quando, dopo la risurrezione, non lo sapremo direttamente dagli interessati) avvantaggia gli uditori sia perché essi vengono riportati alla storicità ed essenzialità dei Vangeli sia perché in questo modo viene instaurato un dialogo serio e fiducioso che gioverà a cancellare o a prevenire eventuali sospetti nei confronti della storicità e concretezza dei Vangeli.

(Si tenga presente inoltre che il voler rispondere a tutti i costi agli interrogativi della ragione umana nel catechismo, ma non solo, non è conforme allo stile del Vangelo e non corrisponde alla finalità dell’annuncio che è quella di far nascere o alimentare la fede e non il razionalismo. A questo proposito è bene ricordare che se è vero che la questione del rapporto tra ragione e fede cristiana è coetanea al cristianesimo è ancor più vero che soltanto dopo aver acquisito la fede cristiana lo Spirito Santo regala “spiegazioni” e ‘ragioni’ capaci perfino di esaltare quella razionalità umana che era stata accantonata nel momento drammatico di decidersi per la fede oppure per la ragione.

Famosa, a questo riguardo, è l’espressione di S. Agostino: “credere per capire” piuttosto che “capire per credere”. Nel dare l’annuncio perciò si può mettere da parte ogni pretesa di capire i dati di fede con la sola ragione, per dare fiducia allo Spirito che “spiega” il Figlio a coloro che a Lui sono attirati dal Padre.)

IL TERMINE DIO

Per l’annuncio ai ragazzi c’è anche il problema, ordinariamente trascurato, dell’uso della parola ‘Dio’.

I ragazzi non hanno né possono avere un concetto di Dio e perciò sono costretti a collegare quel nome a un mondo di immagini fantasiose, correndo poi il rischio di riempire soggettivamente e astrattamente questa parola che finirà col dare una immagine molto lontana dal Dio annunciato e svelato da Gesù.

La soluzione 'catechistica' di questo problema resta difficile anche per gli adulti, almeno fino a quando essi non intraprendono la concretissima “strada vera e vivente” che è Gesù, ossia la umanità da Lui assunta appositamente per rendere possibile un rapporto adeguato e concreto tra l’uomo e Dio.

Per questo motivo è inopportuno premettere alla conoscenza storica di Gesù una qualunque nozione e concetto di Dio. Infatti se tale nozione è frutto della ragione, risulta astratta, inadeguata e soggetta ad errori; se invece è mutuata dal Vecchio Testamento, essa è inadeguata e storicamente superata, in quanto, se è servita come propedeutica alla inaugurazione del Regno di Dio, ora non serve più perché il Regno è una “realtà” concreta conosciuta direttamente nella persona di Gesù e chi vuol conoscere la realtà non si preoccupa davvero di studiare “l’ombra” di essa.Resta però la difficoltà dell’annuncio perché le narrazioni evangeliche fanno frequenti riferimenti espliciti a Dio.

Come ovviare per un catechismo non solo formale ma efficace capace di parlare ai giovani?

APPROCCI E SOLUZIONI

Basterà una impostazione semplicemente storica e cioè basterà dire che gli Israeliti denominavano ‘Adonài’ (= Signore o Dominatore) colui che essi consideravano autore e reggitore di tutto ciò che esiste in tutto l’universo.

Si dirà poi che questo ‘Signore’ (o Sommo Artefice e Padrone dell’universo) agli Israeliti si era fatto conoscere con il nome Jauè (= colui che è, o esiste) mentre tutti gli altri uomini usano nomi differenti (ad esempio: Theòs, Dèus, Dio, Dieu, ecc.) con i quali intendono, più o meno, la medesima intima forza intelligente creatrice e dominatrice, ma invisibile.

Altra difficoltà da prevenire nei. Di fronte alla straordinarietà della persona di Gesù e quindi anche delle sue azioni, i ragazzi possono essere indotti a relegare il racconto evangelico nell’ambito del sensazionale e della fantasia, oppure in quello del simbolismo didattico, o nel reparto muffoso del moralismo più o meno religioso.

E così viene messa in dubbio, praticamente, la storicità dei Vangeli e la concretezza della fede cristiana genuina, imbrigliata e soffocata nel meccanismo razionalistico che non risparmia neppure i ragazzi.A base dei racconti perciò vi saranno una inquadratura geografica ed una storica.

Per la prima si potranno usare delle fotografie (preferibilmente panoramiche) ed una

cartina geografica della Palestina ai tempi di Gesù.

Per la inquadratura storica iniziale verranno fatti dei riferimenti sommari alla storia del

popolo d’Israele (escludendo assolutamente, per ora, la preistoria che va dalla ‘creazione’

al ‘diluvio’) e si dirà che la singolare vicenda di questo popolo si trova scritta in numerosi

libri antichi ispirati – che ora vengono denominati ‘BIBBIA’ (dal greco ta biblìa che

significa ‘quei libri’) – dei quali per ora si vuol prendere soltanto il frutto migliore: l’ a t

t e s a di uno speciale ‘messia’.

(Ai ragazzi occorre spiegare bene tutti i termini tecnici

rimasti intradotti nella nostra lingua e perciò bisogna dire che la parola messia, di origine

ebraica, materialmente significa ‘unto’ con olio, e così ‘reso sacro’; praticamente

‘messia’ indica un uomo ‘scelto’ o ‘eletto’ dal ‘Signore’ (ossia dal Padrone e Sommo

Artefice del mondo intero) per svolgere un particolare compito straordinario nel popolo

d’Israele, popolo prescelto da quel ‘Signore’.) (Si tenga presente che l’uso continuato

della cartina geografica, soprattutto nelle narrazioni iniziali, serve a far radicare nei

ragazzi la convinzione che i racconti non possono essere considerati alla stregua di

aneddoti edificanti o moraleggianti o addirittura favoleggianti, come lascerebbe pensare

l’ambigua traduzione ‘buona novella’, ma sono storia concreta di un uomo speciale ma

reale del quale è stata proclamata “La Buona Notizia” che poi è stata trasmessa e scritta

in parte.)

RIFERIMENTI CONCRETI

Per consolidare nei ragazzi le fondamenta storiche dei Vangeli, giova far conoscere ai giovani in che modo sono giunte a noi quelle antiche e fedeli testimonianze storiche che San Giustino denominava “memorie degli Apostoli”.

Per fornire ai ragazzi i criteri della storicità si potrebbe procedere con loro ad una serie di esemplificazioni sul valore storico della testimonianza orale (di persone sincere e non interessate); documento (lettere o scritti su carta, papiro, pergamena, lapide, cippo); resto archeologico (castelli, scavi …).(Per maggiore concretezza si potrebbero mostrare ai ragazzi alcune fotografie di resti archeologici della terra di Gesù, di lapidi, di cippi, di papiri e di codici antichi; e magari

raccontare alcuni significativi episodi di rinvenimenti, come quelli accaduti occasionalmente nel XX secolo a Qumràn).

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